Le piattaforme di criptovalute si sono trasformate in colossali lavanderie di denaro sporco. Questa è la conclusione principale di “The Coin Laundry“, un’inchiesta giornalistica internazionale coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), a cui Expresso ha partecipato per il Portogallo. L’indagine racconta come l’industria delle criptovalute abbia alimentato un’economia sommersa, traendo enormi profitti da attività criminali mentre le vittime, che spesso perdono i risparmi di una vita, non hanno quasi nessuna speranza di ottenere giustizia.
Un’economia parallela da miliardi

L’inchiesta, durata oltre dieci mesi, ha analizzato centinaia di “portafogli” di criptovalute (i wallett) utilizzati per attività illecite. Ci si è basati su sentenze, indagini penali e processi civili. Nonostante le autorità mondiali abbiano già inflitto multe e sanzioni per oltre 5,8 miliardi di dollari alle piattaforme di scambio (cosiddetti exchange), il sistema non si ferma.
L’Icij documentano come alcune delle exchange più note continuino a essere utilizzate da riciclatori, boss del narcotraffico, centrali di truffe finanziarie nel Sud-Est asiatico, oligarchi russi e persino hacker nordcoreani. La promessa di transazioni facili da monitorare sulla blockchain si scontra con la realtà. Le transazioni complesse passano attraverso wallett anonimi e strumenti come gli “swapper” (software per cambiare valute senza controlli di identità), rendendo il tracciamento quasi impossibile per le autorità.
Le vittime, purtroppo, sono le più disparate. Alona Katz, capo dell’Unità Valuta Virtuale della Procura di Brooklyn, ha raccontato all’Icij di aver parlato con ottantenni ridotti sul lastrico e giovani che hanno svuotato i conti di famiglia. “Nella maggior parte dei casi yutto ciò per cui le persone hanno lavorato una vita intera scompare in un batter d’occhio.
Il fallimento dei controlli e il ruolo della politica
Anche quando i colossi del settore vengono puniti, i flussi di denaro sporco non si arrestano. Binance, il più grande exchange mondiale, ha patteggiato nel novembre 2023 il pagamento di 4,3 miliardi di dollari per aver violato le leggi antiriciclaggio statunitensi. Un’altra grande piattaforma, la OKX, si è dichiarata colpevole a febbraio negli Stati Uniti, accettando di pagare 504 milioni di dollari.
Eppure, l’analisi dell’Icij rivela che, dopo questi accordi, entrambe le piattaforme avrebbero continuato a ricevere fondi da entità ad altissimo rischio. Ad esempio, lo Huione Group, un istituto finanziario cambogiano segnalato dagli Stati Uniti come “preoccupazione primaria di riciclaggio”. Secondo le fonti avrebbero oltre 408 milioni di dollari su conti in Binance e almeno 226 milioni in conti su OKX. Tutto questo, sempre secondo l’indagine giornalistica, tra il 2024 e il 2025.
Questo fallimento normativo è aggravato da decisioni politiche. Negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha supervisionato un arretramento delle azioni di controllo contro l’industria e, lo scorso ottobre, ha concesso la grazia al fondatore di la Binance, Changpeng Zhao, che si era dichiarato colpevole di violazione delle leggi antiriciclaggio.
Hollywood, truffe e la connessione portoghese
L’inchiesta “The Coin Laundry” avrebbe portato alla luce anche un caso che toccherebbe direttamente il Portogallo. Se confermato sigillerebbe un legame tra il mondo delle cripto-truffe a quello di Hollywood. La stampa portoghese ha già dato notizia di un nuovo film in uscita a fine 2026. “The Portal of Force” diretto dal grande attore e premio Oscar Kevin Spacey (che ovviamente si limita a lavorare come regista). Il film è presentato come un ponte tra Hollywood e il Portogallo, grazie alla casa di produzione portoghese la Elledgy Media, guidata da Elvira Paterson, un’ucraina residente a Lisbona.
Nell’inchiesta “The Coin Laundry” pubblicata in Portogallo dall’Expresso, viene svelato il nome del vero creatore e co-produttore del film. Si tratterebbe di Vladimir Okhotnikov, noto come Lado, un impresario russo di 47 anni. Lado, auto-esiliato a Dubai, è stato condannato in Georgia nel 2024 a dieci anni per riciclaggio. Inoltre nel febbraio 2023 è anche stato incriminato negli Stati Uniti con l’accusa di aver gestito una piattaforma truccata di criptovalute. Un presunto «schema Ponzi», che avrebbe permesso di sottrarre agli investitori almeno 340 milioni di dollari.
Dall’inchiesta, il film di Spacey ne esce come una sofisticata operazione di marketing. Parte di una strategia per creare un “universo cinematografico” (prima per il Meta Force, ora per l’Holiverse) volto ad attrarre nuovi investitori, basandosi sempre su versamenti in criptovalute.
La società portoghese, finita nell’inchiesta internazionale “The Coin Laundry”
La Elledgy Media, costituita nel 2023 con soli 500 euro di capitale, avrebbe ricevuto un totale di 4,8 milioni di euro su un conto presso il BCP e quasi 50.000 euro in depositi in contanti. Tutto questo tra l’aprile 2024 e maggio 2025. La stessa Paterson, secondo quando ricostruito dall’Expresso, tra il 2024 e il primo semestre del 2025, ha organizzato eventi negli Stati Uniti, in Francia, Italia, India ed Emirati Arabi Uniti, a cui hanno partecipato star di Hollywood. Oggi l’accusa è quella che dietro quegli eventi si sarebbe celata l’opportunità di gestire gli interessi per Lado Okhotnikov.
Sulla base di segnalazioni di operazioni sospette inviate dalle banche (BCP e Novo Banco), il Dipartimento di Investigazione e Azione Penale (DIAP) di Lisbona ha aperto un’inchiesta-crimine per riciclaggio di capitali. Nel frattempo, la Elledgy Media continua ad organizzare eventi di lusso. Recentemente a Saint-Tropez, per promuovere vari progetti, sfruttando il traino del cinema e il prestigio di star cadute in disgrazia come Kevin Spacey.
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