Il momento della partenza per il trasferimento si avvicina. La decisione è stata presa, stiamo iniziando a fare tutta una serie di preparativi, eppure c’è qualcosa che ci stona, che ci rovina questo momento. È dura ammetterlo però non ci sentiamo pienamente felici. La verità è che ci sentiamo carichi di emozioni e pensieri contrastanti: ansia, paure, dubbi, fatica a separarsi, iperattività. Come se non bastasse notiamo che ci siamo autoboicottati in alcuni passaggi attraverso dimenticanze importanti (documenti scaduti, check-in non effettuato in tempo, ecc.) e chi più ne ha più ne metta.
Perché questo accade?
Questa decisione di trasferirci è nostra, pienamente nostra. Nessuno ci ha costretti, siamo consapevoli che l’abbiamo desiderata tanto e anche oggi la desideriamo davvero. E allora perché ci sentiamo così strani proprio ora che è finalmente giunto il momento della partenza?
Tutte quelle emozioni che stiamo provando ci sembrano in netto contrasto con tutto quello che abbiamo pianificato e con tutto quello che ci aspettavamo per questa partenza.
Che senso ha tutto questo?
Proviamo insieme a rispondere perché questo accade e soprattutto (e spero che questo vi rassicuri) perché è normale che accada.
La spiegazione, in realtà, è semplice: dobbiamo immaginare la nostra psiche come un condominio, un condominio variegato, non uniforme e – aggiungerei – pieno di sorprese.
Il nostro condominio interno, in quanto variegato, può reagire in modi per l’appunto variegati e anche inaspettati a eventi della vita importanti e profondamente impattanti, e credetemi: un trasferimento lo è.
La complessità del trasferirsi
Trasferirsi è un passaggio di vita importante e grande. Come spesso ricordiamo nella nostra rubrica, qui su Leggo Algarve, è un’esperienza complessa. È meravigliosa e piena di scoperte, avventure e opportunità di crescita personale. Ma non è affatto esente da difficoltà e investe vari piani della vita di ciascuno di noi.
Solo per citarne alcuni: le relazioni, la comunicazione, la propria identità personale e culturale, il lavoro, la sicurezza economica, la progettualità…
Per ciascuno di questi piani (ne abbiamo citati solo alcuni) dobbiamo pensare che le sfide che stiamo incontrando e che incontreremo ci fanno certamente crescere e ci entusiasmano, ma possono anche metterci molto alla prova.
Il nostro condominio interno
Tutto questo il nostro condominio interno lo sa. Seppur siamo felici ed entusiasti, certamente allo stesso tempo dentro ciascuno di noi vi sarà una parte della nostra personalità (che chiameremo condomino n. 2) che ha paura o che è affaticata da tutta una serie di incombenze che stanno occorrendo.
Dentro di noi potrebbe esserci un adulto che ha voglia di fare nuove esperienze, imparare una nuova lingua, e potrebbe esserci al piano di sotto una parte bambina che invece sta soffrendo per la separazione dai suoi amici e dalla sua famiglia.
Come superare questo impasse?
Parola d’ordine: integrazione
In psicoterapia, in particolare nel modello terapeutico gestaltico, si lavora per “integrare” la personalità, ossia dare uno spazio e di conseguenza un valore e una dignità a tutti i condomini che ci abitano.
Molto spesso possiamo riscontrare che la sofferenza della persona non sta nel fatto di sentirsi in ansia o in difficoltà per la partenza, ma nel rifiuto che prova verso questi vissuti, considerandoli inappropriati, strani, stravaganti, infantili.
Leggere un articolo non è sufficiente per imparare ad accogliere e integrare delle parti di sé. È un processo che richiede tempo, competenze specifiche e che avviene in un percorso terapeutico.
Tuttavia speriamo, con questi spunti, di aver acceso una puntina di consapevolezza nei nostri lettori e di aver “normalizzato” certi vissuti che purtroppo molto spesso noi stessi giudichiamo e rifiutiamo.
Contatti:
Dottoressa Federica Caso – Psicologa
WhatsApp: +39 3398909135
Email: federica.caso.psicologa@gmail.com
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Grazie dottoressa Caso, ho mostrato il suo articolo a mia figlia che vive all’estero.