“Apagão” è stata scelta come Parola dell’anno 2025 in Portogallo, raccogliendo il 41,5% dei voti nell’iniziativa promossa da Porto Editora e Infopédia. Una decisione che riflette il peso emotivo e sociale del grande blackout iberico del 28 aprile, quando un’interruzione di corrente su vasta scala ha paralizzato il Paese alle 11:33 del mattino, lasciando milioni di cittadini senza elettricità, trasporti, comunicazioni e servizi essenziali per quasi un giorno intero.
L’episodio, originato da una cascata di guasti nella rete elettrica nel sud della Spagna, ha assunto un valore simbolico profondo nella memoria collettiva, tanto da imporsi come la parola che meglio rappresenta l’anno trascorso.
Apagão parola anno 2025: un evento che ha cambiato la coscienza collettiva
Per la prima volta, l’edizione 2025 ha permesso ai votanti di motivare la propria scelta. Le migliaia di commenti ricevuti hanno mostrato quanto “apagão” sia diventata più di una semplice descrizione tecnica: per molti è stato il momento più memorabile dell’anno, un’esperienza condivisa di fragilità, paura e disconnessione.
Il blackout ha fatto emergere il senso di incertezza vissuto dal Paese, ma anche alcune riflessioni inattese: l’importanza della tecnologia, la vulnerabilità delle infrastrutture e persino il paradossale sollievo di una pausa forzata dal mondo digitale. Un giorno senza elettricità è bastato a ricordare come la normalità sia un equilibrio delicato, spesso dato per scontato.
Come funziona la selezione della Parola dell’Anno
Le votazioni per la Parola dell’anno si sono svolte online, dal 3 al 30 novembre, attraverso il sito dedicato. La lista delle dieci parole finaliste è stata costruita partendo da oltre 6.500 proposte inviate dai cittadini, integrate poi con le tendenze linguistiche osservate nei media, nei social network e nelle ricerche più frequenti nel dizionario Infopédia.
Si tratta di un processo che mira non solo a fotografare l’uso reale della lingua, ma anche a interpretare l’evoluzione culturale del Paese. L’edizione 2025, segnata da un contesto sociale complesso e da eventi che hanno lasciato un’impronta profonda, ne è una conferma.
La parola dell’anno 2025: gli altri finalisti e cosa raccontano del Paese
A completare il podio ci sono “imigração” (22,2%) e “flotilha” (8%), due parole che richiamano rispettivamente il dibattito sulla gestione dei flussi migratori e le discussioni sulle capacità navali del Paese.
Seguono altri sette termini che hanno dominato l’anno, e che riportiamo in italiano per comodità dei nostri lettori: “agente (AI)” con il 6,4%, “incendi” con il 5,5%, “elezioni” con il 5,3%, “percezione” con il 4,3%, “funicolare” con il 4%, “taskmaster” con l’1,9% e “moderato” con lo 0,9%.
Da questi termini emerge un Paese attraversato da trasformazioni tecnologiche profonde, sfide ambientali sempre più ricorrenti, un’intensa agenda politica e un vocabolario sociale in continuo mutamento.
La parola dell’anno: una tradizione culturale
La “Parola dell’anno” è ormai una tradizione consolidata che racconta, con immediatezza e forza simbolica, le priorità e le inquietudini della società portoghese. Nel 2024, anno del 50° anniversario della Rivoluzione dei Garofani, la parola vincitrice era stata “libertà”.
Scorrere l’elenco delle parole scelte negli anni significa ripercorrere la storia recente del Paese: “professor” (2023), “guerra” (2022), “vacina” (2021), “saudade” (2020), passando per “violência doméstica” (2019). Fu anche la volta di “enfermeiro” (2018), “incêndios” (2017), “geringonça” (2016), “refugiado” (2015), “corrupção” (2014), “bombeiro” (2013), “entroikado” (2012), “austeridade” (2011), “vuvuzela” (2010) e “esmiuçar” (2009). Una serie di termini che compone un vero e proprio ritratto linguistico delle ultime stagioni politiche, sociali ed emotive del Portogallo.
Apagão parola anno 2025: il significato di una scelta
Nel 2025, il Paese ha scelto una parola che è insieme testimonianza, ricordo e ammonimento. Il blackout di aprile è stato un evento improvviso, ma sufficiente a imprimersi nella memoria collettiva. E oggi, trasformato in simbolo linguistico, ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio su cui poggia la nostra quotidianità.
Un solo giorno senza elettricità è bastato a rivelare quanto la modernità dipenda da ciò che raramente si vede e quasi mai si celebra. In questo senso, “apagão” non è soltanto la parola dell’anno, ma un invito a non dimenticare.
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