Sembra quasi un copione già scritto, un “déjà-vu” che si ripresenta con la puntualità delle stagioni. Anche quest’anno, come accaduto per il 2024 e il 2025, si è consumato il rituale scontro tra il colosso della distribuzione energetica e l’autorità di controllo. Al centro della contesa c’è la E-Redes, il concessionario che gestisce la distribuzione di energia elettrica nel Portogallo continentale, che ha bussato alla porta del regolatore con una richiesta decisamente esosa: aggiornare i costi di vari servizi per il 2026, con rincari che in alcuni casi avrebbero toccato la soglia del 40%. Dall’altra parte del tavolo, la ERSE (Entidade Reguladora dos Serviços Energéticos) ha risposto picche, imponendo un tetto massimo del 10%.
Non è una questione di poco conto, specialmente per chi vive e gestisce utenze in Portogallo. Dietro queste percentuali si nascondono infatti i costi reali della vita quotidiana. Parliamo di spese per le letture straordinarie, gli interventi urgenti nei fine settimana o l’installazione di contatori per chi ha deciso di puntare sull’autoconsumo. La dinamica è chiara: la E-Redes spinge per adeguare le tariffe ai costi reali sostenuti, lamentando che i prezzi attuali non coprono nemmeno la metà delle spese operative per certi interventi, mentre la ERSE gioca il ruolo del custode della stabilità, frenando gli appetiti del distributore per non gravare eccessivamente sui consumatori finali.
La logica del gradualismo e le critiche del Consiglio Tariffario
L’approccio della ERSE può essere riassunto in una parola: gradualismo. Nel fissare i prezzi per il prossimo anno, che includono anche un aumento generale dell’1% delle tariffe elettriche per il mercato regolamentato, l’autorità ha ribadito la sua linea: gli aggiornamenti sono necessari, sì, ma devono avvenire lentamente. Questo limite del 10% viene definito dal regolatore come un compromesso necessario tra la convergenza dei costi e la stabilità dei prezzi per le famiglie e le imprese. Va detto che l’anno scorso la ERSE era stata ancora più rigida, proponendo inizialmente un mero 5% prima di ammorbidirsi al 10% in fase finale.
Tuttavia, questa prudenza non convince tutti. È interessante notare come, all’interno dello stesso meccanismo di regolazione, ci siano voci dissonanti. Il Consiglio Tariffario dell’autorità, un organismo che vede seduti allo stesso tavolo le società regolate e le associazioni dei consumatori, ha criticato apertamente la strategia della ERSE. Secondo il Consiglio, limitare artificialmente gli aggiornamenti dei prezzi per anni finisce per perpetuare ed esacerbare le distorsioni del mercato. Il ragionamento è prettamente economico: se i prezzi non riflettono i costi, si compromette la trasparenza che dovrebbe guidare il settore. La E-Redes, dal canto suo, sostiene che i prezzi proposti coprirebbero solo il 50% dei costi effettivi. Argomentando che la ripartizione di tali oneri dovrebbe essere equa, visto che il servizio avvantaggia entrambe le parti.
I numeri alla mano: quanto costeranno gli interventi di E-Redes
Scendendo nel dettaglio pratico, che è poi quello che interessa alle famiglie italiane residenti in Portogallo, le differenze tra quanto richiesto e quanto concesso sono notevoli. Prendiamo il caso delle letture straordinarie. Queste avvengono quando la E-Redes, dopo due tentativi falliti di accesso e in assenza di dati forniti dal cliente, deve inviare una squadra per evitare il taglio della fornitura. Per questa “visita” in orario lavorativo, il distributore voleva portare il prezzo da 8,35 euro a 9,5 euro. Ma è sugli interventi fuori orario che la forbice si allarga: per una lettura serale, o nei fine settimana e festivi, la richiesta era di passare dagli attuali 34,25 euro a ben 47,95 euro. Una stangata del 40% che la ERSE ha bloccato, concedendo solo l’aumento “politico” del 10%.
C’è però da fare una considerazione di fondo. Il peso specifico di queste letture manuali è destinato fisiologicamente a scemare. La rete portoghese sta diventando sempre più intelligente: a novembre si contavano oltre 6,3 milioni di punti di consumo dotati di sistemi di telettura nella rete a bassa tensione. La tecnologia, in questo caso, viene in soccorso del portafoglio, riducendo la necessità fisica dell’intervento umano e, di conseguenza, il rischio di dover pagare queste tariffe extra.
Le urgenze e il costo della riattivazione dell’energia elettrica
Ben diversa è la situazione quando si parla di guasti o interruzioni. Qui la tecnologia non basta, serve l’intervento tecnico. Se un cliente richiede un ricollegamento urgente dopo un guasto imputabile al proprio impianto e non alla rete pubblica, la E-Redes aveva proposto di far pagare il servizio 57,27 euro, anche qui con un rialzo del 40%. La decisione della ERSE ha fissato invece il tetto a 45 euro per il 2026.
Leggendo tra le carte, relative agli aumenti dei costi dell’energia elettrica, noi di Leggo Algarve, abbiamo notato un’altra questione legata ai 45 euro. Infatti si applicherà anche in un altro scenario purtroppo non così raro: il ripristino urgente della potenza contrattuale. Parliamo di quei casi in cui la potenza viene ridotta al minimo a causa di ritardi nei pagamenti delle bollette. Una volta saldato il debito, chi vorrà tornare “a pieno regime” in tempi rapidi dovrà mettere in conto questa spesa calmierata. Per quanto riguarda gli interventi tecnici standard sulla diramazione che serve i clienti domestici, la E-Redes è stata più cauta, proponendo aumenti tra il 3,4% e il 5,1%. Queste sono percentuali che, essendo sotto la soglia di guardia del 10%, hanno ottenuto il via libera senza troppe discussioni.
L’impatto sulla transizione verde e l’autoconsumo
Nei costi dell’ energia elettrica, un capitolo a parte merita il settore dell’autoproduzione. Un tema molto caldo per chi ha investito o sta pensando di investire nel fotovoltaico per la propria abitazione in Portogallo. Anche qui, la E-Redes ha tentato di alzare l’asticella. Normalmente, il distributore ha quattro mesi di tempo per installare gratuitamente il contatore necessario. Chi ha fretta, però, può richiedere l’installazione entro 45 giorni pagando di tasca propria.
Per i contatori “speciali” necessari in questi casi, la richiesta di aumento era del 12,6%, prontamente limata al 10% dal regolatore. Più marcata la discrepanza sulla tariffa di installazione pura: la E-Redes voleva portarla da 17,36 euro a 22,36 euro, un salto di quasi il 29%. Anche in questo frangente, la ERSE ha applicato la sua scure, fissando il prezzo a 19,1 euro. È un segnale importante: se da un lato si incentiva la transizione energetica, dall’altro non si può permettere che i costi accessori diventino un disincentivo o una fonte di profitto sproporzionato. Anche se la E-Redes sostiene di essere in perdita su queste operazioni.
Conclusioni e sanzioni invariate
In questo scenario di aumenti contenuti e richieste respinte, c’è una voce che rimane stabile: la sanzione per i ritardi nei pagamenti. Per chi si dimentica di saldare la bolletta ai fornitori regolamentati come SU Eletricidade o le compagnie delle isole (EEM a Madeira ed EDA alle Azzorre), la multa resta ferma a 1,25 euro per ritardi fino a otto giorni e a 1,85 euro per periodi superiori.
In definitiva, quello che emerge è un quadro complesso. Da un lato c’è un’azienda, la E-Redes, che cerca di far quadrare i bilanci in un contesto di costi crescenti. Dall’altro c’è un regolatore, la ERSE, che agisce come argine sociale, talvolta andando contro le stesse logiche di mercato pur di proteggere l’utente finale. Per il 2026, il portafoglio dei residenti in Portogallo è salvo da rincari shock. Ma attenzione la pressione sui prezzi è un fiume carsico che, c’è da scommetterci, tornerà a sgorgare puntuale il prossimo anno.
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